BENE, MA NON BASTA

Manè si sblocca aprendo le marcature
Un punto guadagnato o due persi? È spesso la domanda che ci si pone quando si punta ad un obbiettivo ambizioso, come il campionato, ma allo stesso tempo si ha la coscienza di ammettere la forza dell’avversario, ricadendo così nel solito interrogativo. Diciamo che alla vigilia del match in molti avrebbero messo la firma per un pareggio, essendo fuori casa, a Stamford Bridge, contro i campioni d’Europa in carica, nonché contender per il titolo. Eppure, per chi analizza l’andamento del match, il triplice fischio ha lasciato tanto amaro in bocca. Si, perché dopo un primo brivido causato dal passaggio intercettato di Trent, che ha portato a tu per tu Pulisic con un Kelleher versione Allisson, abbiamo immediatamente schiacciato il nostro avversario per la prima mezz’ora. Il vantaggio arriva infatti subito dopo il miracolo del nostro giovane portiere irlandese, con lo stesso Trent che innesca il solito cross tagliato dalla trequarti, a scavalcare la difesa. Il lancio però è molto corto, ma Chalobah ci fa un regalo posticipato di Natale e, con una coordinazione al limite dell’atletico, prova a addomesticare un pallone troppo basso per esser colpito di testa. Bravissimo nel seguire l’azione, approfittando dell’errore, è proprio Manè, molto criticato in queste ultime uscite per alcune scelte poco funzionali per la squadra e per mancata freddezza sotto porta. Sadio però questa volta non sbaglia, salta Mendy e appoggia di sinistro, portandoci avanti. Un quarto d’ora dopo, anche Momo decide di salutare i suoi compagni con un gol prima di partire per la coppa d’Africa: sempre Trent, sempre con il lancio di interno destro a scavalcare la difesa, trova Momo, che invece di rientrare come da consuetudine sul sinistro, sbilancia Alonso spiazzandolo, affondando invece sul destro, per poi ritagliarsi la mattonella per battere nuovamente Mendy.

Sempre più imprendibile Momo Salah per le difese avversarie
Due a zero e proviamo a gestire. Proviamo, forse anche riuscendoci inizialmente, ma il gol improvviso, e forse anche improvvisato direi, di Kovacic dalla lunghissima distanza, ci mette pressione e soprattutto carica i blues. Pochi minuti dopo, infatti, il pressing energico del Chelsea fa si che gestire un possesso prolungato per abbassare i ritmi diventi una missione impossibile per noi, e allora proviamo a scavalcare il pressing con lanci diretti in profondità. Tuttavia, il divario di stazza fra i nostri attaccanti e i vari Kante e Rudiger però è evidente, e proprio da un anticipo del tedesco su Momo si materializza il due a due del Chelsea. Fortunatamente c’è l’intervallo che raffredda la situazione e riequilibra quell’inerzia del match che ci era visibilmente sfuggita di mano. Rientriamo piuttosto calmi infatti, e il nostro gioco è l’evidente riflesso di una sicurezza ritrovata. Andiamo due volte vicini al nuovo vantaggio: prima con Momo, con uno scavetto geniale da fuori area, poi con Mane, con un destro dal limite sul primo palo, dopo uno scambio splendido con lo stesso faraone. Mendy in ambi i casi, si fa trovare pronto. Tuttavia, queste sono le uniche nostre due occasioni in un secondo tempo comunque equilibrato e piuttosto statico. Da segnalare infine anche una splendida parata di Kelleher sul sinistro violento di Pulisic. Bene, analizzato l’andamento del match, sicuramente c’è grande rammarico e delusione per non aver saputo gestire il doppio vantaggio. Ma c’è una frustrazione ancor più grande, che va oltre quella dell’andamento del match, del pareggio subìto in pochi minuti e degli ultimi venti minuti totalmente scialbi da parte nostra. Una frustrazione che ti pervade a freddo, magari il giorno dopo, e deriva da una presa di coscienza ben precisa: come possiamo rammaricarci per un pareggio allo Stamford Bridge, contro i campioni d’Europa, con assenze come Allisson, Robertson, Firmino, Thiago, Matip e soprattutto Klopp? È quel tipo di frustrazione che ti assale quando alle volte dai il 90%, ma purtroppo non basta. Non basta perché tra i due litiganti, Guardiola gode. Non basta perché, che ci piaccia o no, la tua reale contender è la squadra più in forma e determinata al mondo in questo momento, capace di fare un filotto irreale di undici vittorie di fila. Non basta perché anche quelle rare volte che non meritano, vincono al 93esimo con un arbitraggio che ha qualcosa di veramente misterioso. E allora ti abbatti, perché sai che un pareggio del genere non puoi e non devi recriminarlo, ma allo stesso tempo potrebbe non bastarti. Detto questo, è il 3 gennaio e nonostante nove potenziali punti dall’armata di Pep ci sembrano infiniti, bisogna tenere a mente un concetto che è tanto trito e ormai stucchevole, quanto nel bene e nel male veritiero: il calcio è davvero imprevedibile. Ricordo un 2019 in cui eravamo a più dieci punti dal City, sembravamo imbattibili, sembrava l’anno giusto, eppure lo perdemmo con sporadici pareggetti e con lo scontro diretto perso. L’importante ora è continuare a mettere pressione al City, in attesa di qualche passo falso che si spera arriverà e di uno scontro diretto che giocheremo senza alcuna paura, perché non avremo più nulla da perdere.
di Edoardo Menna